La batteria progressive rock dei Yes

William Scott Bruford è nato il 17 maggio 1949 a Sevenoaks, Regno Unito. Bruford si avvicina alla batteria a tredici anni, dopo aver visto il programma televisivo Jazz 625; si esercita nella soffitta di casa formando il suo kit lentamente, comprando nel tempo i singoli pezzi. Durante il liceo conosce altri musicisti e suona con band locali quali i The Breed e i Paper Blitz Tissue; suona anche nella band del Piper Club di Roma per sei settimane, dopo aver risposto ad un annuncio. Si trasferisce, quindi, a Londra e dopo aver pubblicato un annuncio attira l’attenzione di Jon Anderson assieme al quale milita in band locali e nel 1968, assieme a Peter Banks, Tony Kaye e Chris Squire, fonda gli Yes. Nel 1972 abbandona il gruppo sul culmine del loro successo e si unisce ai King Crimson, altro importante gruppo progressive, con i quali suona in più occasioni negli anni; intorno alla metà degli anni settanta collabora con numerose altre band come Genesis, Gong e National Health. Fra il 1978 e il 1979 suona negli UK, fondato dallo stesso Bill e da John Wetton, nello stesso periodo fonda un altro gruppo fusion chiamato Bruford, in cui suonarono, tra gli altri, Jeff Berlin e Allan Holdsworth. Nel 1988 prese parte al progetto Anderson Bruford Wakeman Howe (ABWH) guidato da Jon Anderson. Gli ABWH riconfluirono poi negli Yes alla fine del 1989: con la successiva pubblicazione di Union nel 1991. Inoltre dal 1986 fa parte del gruppo jazz Earthworks con i quali ha lavorato sino al 2009, anno in cui il batterista si ritira dalla scena musicale. Bill ha un totale di sessantacinque album pubblicati durante la sua carriera e nel 2017 è stato inserito nella Rock and Roll Hall of Fame come membro dei Yes.

Il consiglio

La nostra paura più profonda non è di essere inadeguati. La nostra paura più profonda è di essere potenti oltre ogni limite. È la nostra luce, non la nostra ombra a spaventarci di più. Ci domandiamo: chi sono io per essere brillante, pieno di talento, favoloso? In realtà, chi sei tu per non esserlo? Il nostro giocare in piccolo non serve al mondo. Non c’è nulla di illuminato nello sminuire se stessi affinché gli altri non si sentano insicuri intorno a noi. Quando permettiamo alla nostra luce di risplendere, inconsapevolmente diamo agli altri la possibilità di fare lo stesso. (Marianne Williamson, A Return to Love)

La canzone da ascoltare